Impara a riconoscere le false urgenze che ti rubano tempo, energia e serenità: la vera priorità sei tu e il tuo percorso.
A volte basta uno squillo. O una notifica. O quella vocina che ti dice: “Questa cosa la devi fare adesso”.
Peccato che, nove volte su dieci, non sia vero.
Ci siamo abituati a reagire come se ogni stimolo fosse una priorità. Il telefono suona? Rispondiamo. Arriva un messaggio? Lo leggiamo subito. Un collega ci ferma con un “Hai un minuto?” e, senza pensarci, ci ritroviamo a gestire problemi che non sono nostri, rinunciando al flusso di quello che stavamo facendo.
E intanto le vere priorità? Rimandate. Ancora una volta.
Il punto è che siamo stati condizionati a confondere l’urgenza con l’importanza. Ma c’è di peggio: spesso reagiamo anche a false urgenze e false importanze. Cioè a quelle richieste che sembrano cruciali, ma che in realtà non portano alcun valore alla nostra giornata. Peggio: ci fanno perdere tempo, concentrazione ed energia.
Ti faccio un esempio classico. Sei al computer, stai lavorando a un documento delicato o pianificando qualcosa che richiede attenzione…
Squilla il telefono. Rispondi:
“Ciao, dimmi pure…”
“Appena puoi, devo dirti una cosa.”
“Ok, quando ho finito ti richiamo.”
30 secondi. Finiti? No.
Ora devi recuperare il filo di quello che stavi facendo. Rientrare in concentrazione. E magari sei nel cuore di un flusso mentale importante, che ti serviva per portare a termine qualcosa che conta davvero.
Queste sono le “falsissime” urgenze. Quelle che sembrano richiedere la tua attenzione, ma che in realtà non la meritano.
Un’altra trappola? Quelle attività che sono urgenti per gli altri, ma non per te.
Perché spesso le priorità degli altri diventano compiti tuoi solo perché… sei disponibile. E questa disponibilità, quando non è ben gestita, ti si ritorce contro.
E sai cosa succede quando sei troppo disponibile? Che diventi il punto di scarico delle responsabilità altrui.
Come quando un collaboratore ti dice: “Visto che ci sei, posso chiederti una cosa?”.
Oppure: “Hai un attimo?”
E tu, per educazione, rispondi: “Dimmi”.
Ecco. Quel “dimmi” è il momento esatto in cui hai firmato l’ennesima cambiale emotiva da pagare con tempo, energie e stress.
Perché ogni volta che ti prendi carico dei problemi altrui, senza filtro, ti porti a casa zaini pieni di scadenze, richieste, aspettative. E ti stupisci se la tua vita va in affanno?
L’antidoto? È semplice.
Quando qualcuno ti chiede: “Hai un minuto?”, non rispondere subito sì.
Chiedi invece: “Per cosa?”
Mettilo nella condizione di spiegarti esattamente qual è il suo bisogno.
Magari scoprirai che può benissimo risolverlo da solo.
Oppure potrai aiutarlo a strutturare la cosa meglio, ma senza sobbarcarti il lavoro.
Oppure… potrai scegliere consapevolmente se aiutare o meno, in base a quanto è coerente con le tue priorità.
Perché vedi, non è sbagliato aiutare.
Ma è sbagliato farlo sempre, senza filtri, rinunciando alle cose importanti per noi, solo per senso di colpa, gentilezza o abitudine.
In conclusione, ricordati questo:
Le false urgenze e le false importanze non solo ti rubano tempo, ma ti svuotano dentro.
Ti fanno arrivare a sera stanco, irritato, con la sensazione di non aver fatto nulla di significativo.
E magari è proprio così.
E allora, prima di dire “sì”, prima di rispondere al volo, prima di accettare il prossimo “mi dai una mano”… fermati un secondo e chiediti:
“Serve davvero?”
“Mi sta portando più vicino ai miei obiettivi?”
“È una priorità mia o degli altri?”
Solo così puoi difendere il tuo tempo.
E soprattutto, la tua libertà.
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