Perché molti italiani rifiutano il cambiamento e accettano il rischio solo quando non se ne rendono conto.
C’è una frase che si sente spesso quando si parla di investimenti, innovazione o criptovalute: “No no, troppo rischioso.” È quasi una risposta automatica, pronunciata con quella convinzione di chi crede di star facendo la scelta più saggia e prudente. Eppure, la cosa curiosa è che spesso questa frase arriva dalle stesse persone che ogni settimana giocano al Gratta e Vinci, fumano due pacchetti di sigarette al giorno o passano le serate davanti alle slot machine, tra un gin tonic e una schedina all’Eurobet.
È curioso notare come l’essere umano non tema davvero il rischio, ma l’incertezza del nuovo.
Quando si parla di Bitcoin, la maggior parte delle persone pensa subito a truffe, crolli improvvisi, hacker e perdite totali. Ma raramente si parla del rischio reale, quello che viviamo ogni giorno senza rendercene conto: restare fermi, mentre il mondo va avanti. Ogni giorno milioni di italiani accettano inconsapevolmente rischi economici, fisici e sociali enormemente superiori. Spendono centinaia di euro al mese in sigarette o alcol, affidano soldi a scommesse con probabilità di vincita ridicole, oppure tengono i propri risparmi fermi sul conto corrente, dove l’inflazione li erode giorno dopo giorno. Ma quando si tratta di studiare, capire o diversificare, allora sì, improvvisamente tutto diventa “troppo rischioso”.
In realtà questa reazione è profondamente umana: il cervello tende a preferire ciò che conosce, anche se è dannoso, rispetto a ciò che non conosce, anche se potenzialmente migliore. È la famosa zona di comfort, quella trappola mentale che ci fa confondere l’abitudine con la sicurezza. Così, un Paese intero guarda con sospetto ogni innovazione finanziaria, mentre resta tra i primi in Europa per consumo di tabacco, gioco d’azzardo e dipendenza da alcol.
La verità è che non conoscere è molto più rischioso che investire. Il disinteresse nello studiare, informarsi, comprendere nuovi strumenti finanziari porta a un paradosso evidente: si preferisce restare nella propria zona di comfort, anche se quella zona è tutt’altro che sicura. Si continua a pensare che investire sia un gioco da ricchi o da truffatori, mentre il vero pericolo sta nel non fare nulla, nel non evolvere, nel non imparare a gestire il proprio denaro con consapevolezza.
Che piaccia o no, Bitcoin è uno specchio. Riflette quanto siamo disposti — o non disposti — a mettere in discussione il nostro modo di pensare il denaro. Non si tratta di “credere” o “non credere” in Bitcoin. Si tratta di chiedersi: “Perché considero normale buttare 20 euro in un gratta e vinci, ma mi sembra folle investire 20 euro in un asset che potrei studiare e comprendere?”
Il rischio non si elimina, si gestisce. Chi ha paura di Bitcoin, della Borsa, degli ETF o dell’immobiliare spesso non capisce che il rischio non è l’oggetto, ma la mancanza di conoscenza. Non conoscere è la vera trappola. E chi resta ignorante in materia finanziaria, nel lungo periodo, paga un prezzo altissimo: meno libertà, meno scelte, meno futuro.
In fondo, chi dice “troppo rischioso” lo fa per difendersi da qualcosa che non conosce. Eppure basta un piccolo passo: leggere, studiare, informarsi. Perché solo chi conosce può scegliere. E chi sceglie consapevolmente smette di dire “troppo rischioso” e inizia a dire: “Adesso ci penso io.”
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